Giada Poli
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Benessere aziendale pt.2: gli antagonisti


La volta scorsa abbiamo affrontato il tema del “benessere aziendale”, secondo la visione di Atobit, mirato sulle misure che sono state adottate per “far stare bene” i dipendenti. Un tema che merita di essere affrontato e che, secondo il mio personale punto di vista, è un vero antagonista in un’azienda è l’eccessivo controllo sui lavoratori, soprattutto per chi effettua lo Smartworking.

Qualche settimana fa mi sono imbattuta in un post su Linkedin che sponsorizzava un'applicazione davvero particolare: il datore di lavoro viene invitato a "controllare" i dipendenti nei vari spostamenti tramite un apposito software. Dal pannello di amministrazione di questo applicativo, il datore o il responsabile può tenere monitorati gli spostamenti del dipendente e i tempi di permanenza in un determinato luogo. Questo è tutto quello che per Atobit NON è benessere anzi, ne priva il suo significato originario di "stare bene".

Breve cenno normativo

Nella realtà, la nostra legge prevede la possibilità di effettuare controlli purché non siano lesivi dei diritti di libertà e dignità umana nonché devono essere rispettati i principi di tutela dei dati personali (necessità, finalità, trasparenza, proporzionalità e sicurezza).

Come può quindi il datore di lavoro monitorare i propri dipendenti senza violare alcuna legge?

In realtà esistono innumerevoli strumenti a disposizione del datore di lavoro, alcuni più blandi e altri che ritengo indiscutibilmente invasivi.

  • TELECAMERE: senz’altro le telecamere, previa informazione a tutti i dipendenti, sono le più diffuse. La reale funzione della videosorveglianza non deve essere quella di controllare l’operato dei dipendenti ma prevenire furti o tutelare la salute e l’integrità dei dipendenti.
  • PERQUISIZIONI: vengono effettuate in aziende in cui è necessario tutelare il patrimonio aziendale, ad esempio presso imprese che si occupano della lavorazione di metalli preziosi, che producono gioielli o componenti elettronici.
  • CONTROLLI DEI DISPOSITIVI ELETTRONICI: Il datore può verificare se il cellulare aziendale viene usato per fare telefonate personali, se il pc viene impiegato per navigare su social netoworks o se vengono installati giochi. Il controllo può essere effettuato previa conoscenza al dipendente al fine del rispetto della privacy.
  • VIGILANZA: Lo scopo di questa misura è solo quello di verificare eventuali violazioni riguardanti il patrimonio aziendale da parte del dipendente o comportamenti illeciti.
  • E le E-MAIL? Secondo la giurisprudenza della Cassazione il datore non può accedere alla posta elettronica del dipendente in quanto sarebbe “reato di accesso abusivo a sistema informatico”, quindi violazione della privacy.

    Lo sapevate che è lecito utilizzare investigatori privati, falsi contatti su Facebook o falsi clienti?

    L’Azienda può “spiare” il lavoratore tramite un investigatore privato per smascherare eventuali falsi certificati medici, permessi L.104, lavori presso la concorrenza ecc… La dichiarazione dell’investigatore costituirà una prova. Questo metodo deve sempre e comunque rispettare i precedenti menzionati principi non lesivi nonché la finalità, che non deve essere la verifica della qualità del lavoro ma il compimento di illeciti.

    Il falso cliente invece, può essere utilizzato per verificare se il dipendente non screditi i prodotti commerciali che deve vendere, se non indirizzi il cliente presso la concorrenza o se emetta correttamente lo scontrino. In questo caso viene verificato che non venga commesso un illecito a danno del patrimonio aziendale.

    Infine, il falso contatto su Facebook consiste nella creazione di un profilo fake volto a verificare che il lavoratore non tenga comportamenti idonei a ledere il patrimonio aziendale.

    APP e SOFTWARE SPIA

    Con la pandemia, in tutto il mondo ha preso piede l’utilizzo dello smartworking con la conseguenza che molte aziende hanno perso il controllo dell’effettiva operatività dei dipendenti. Sono state così realizzate applicazioni e software (soprattutto utilizzate all’estero e in particolar modo negli Usa), in grado di monitorare la presenza del dipendente durante l’orario di lavoro. Spulciando su internet ho trovato trovato delle app e software a mio parere veramente inconcepibili.

    Per citarne alcuni:
  • Il software che ogni dieci minuti scatta una foto con la webcam per verificare la presenza a pc
  • Il software che se si rimane inattivi per qualche minuto fa comparire un popup a pc che “minaccia” il lavoratore a tornare attivo entro 60 secondi, in caso contrario viene messo in pausa il suo tempo lavorativo.
  • L’app che crea una linea temporale di tutte le pagine visitate durante il giorno categorizzandole come produttive o improduttive e stilando di conseguenza una classifica sulla produttività dei lavoratori.
  • Che questi sistemi siano legali o meno all’estero, a mio parere sono molto lesivi del rapporto di fiducia che si dovrebbe creare tra datore e dipendente.

    Il ruolo del dipendente deve svincolarsi dai retaggi passati in cui il datore di lavoro viene ritenuto “antagonista”: egli stesso deve essere parte del successo della propria azienda insieme al proprio datore, e per raggiungere questo obiettivo è necessario basare il rapporto sulla fiducia. Quando essa cessa, non si crea un danno solo al datore di lavoro, ma anche al dipendente stesso.

    Lo psicologo Robert Plutchi inserisce la FIDUCIA tra le otto emozioni primarie alla base di tutte le relazioni, compresa quella sul posto di lavoro. Da un lato, il datore si affida alle capacità e alla serietà dei dipendenti; dall’altra, i dipendenti si affidano al lui per la propria crescita professionale e per il benessere sul posto di lavoro.

    In Atobit crediamo che la FIDUCIA sia uno degli elementi portanti su cui si debba fondare un’azienda.

    Dal momento in cui vengono portati a termine gli obiettivi, viene data piena fiducia al dipendente riguardo il suo operato, sia in remoto che in sede. Atobit ci concede più di una pausa, ci permette di svagarci con piccole attività ludiche per staccare la mente, fare più di una chiacchiera e godere di attimi in compagnia … questo rispettando le tempistiche di consegna e il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

    Questo sistema sta funzionando molto bene e ci rendiamo conto che tra tutti noi c’è fiducia reciproca nell’operato e una reale partecipazione nel proporre nuove idee che ci arricchiscono. Ci vengono date autonomia e libertà di espressione indistintamente dal ruolo, aspetti che non sono sempre scontati all’interno di un’azienda.

    Se anche voi credete che possa esistere una fiducia tra datore di lavoro e dipendete, non perdetevi il prossimo articolo a riguardo… Stay Tuned.

    • Atobit
    • Lavoro

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